Le Origini del Marchio Ramandolo
Una sintesi della storia millenaria di questa terra e dei suoi abitanti
Sorge a Nimis uno dei più antichi luoghi di culto del Friuli, la pieve dei SS. Gervasio e Protasio, edificata attorno al secolo VIII. Alla fine degli anni Sessanta vi fu condotta una ricognizione archeologica che risalendo fino all’epoca tardo antica e portò alla luce alcuni frammenti di rilievi. Fra questi, un interessante frammento in arenaria e calcare con scolpite in rilievo, fra l’altro, due diverse forme circolari, consumate forse dal calpestio: una composta da sei cerchi concentrici e l’altra che disegna una sorta di ruota a sei raggi.
La ruota è un segno molto frequente nelle rappresentazioni celtiche e nelle sculture gallo-romane. Il sole era considerato dai Celti uno degli elementi fondamentali dell’universo e caratterizzava tutto ciò che è bello, amabile, splendido. Ma la ruota è anche rappresentazione del mondo, del cambiamento e del ritorno, del succedersi delle stagioni, del giorno che segue la notte, della fecondità e dell’abbondanza.
Partendo da questi simboli è stato disegnato il marchio del Ramandolo: la figura a cerchi concentrici ha il colore prezioso del sole, il giallo della conoscenza, dell’illuminazione, dell’oro metallo perfetto; il colore biondo intenso del frumento maturo, lo stesso che ornava il capo degli eroi e degli dei celtici, quello raggiunto dal Ramandolo dopo la vendemmia tardiva, l’appassimento all’aria del Bernadia, l’arricchimento in legno e l’affinamento in vetro.